L’origine del nome Basilicata potrebbe derivare da Basilikos, termine greco che significa reale o imperiale.
Il Vulture, dal latino Vultur è riconducibile alle specie di rapaci da sempre presenti in questa terra.
Infinite
sono le testimonianze della presenza di grandi uomini nei nostri
luoghi, spiccano per le loro doti il poeta latino Orazio Flacco e il
grande imperatore Federico II di Svevia.
Orazio da Venosa decantava il Vulture, le sue peculiarità, il suo cibo e soprattutto i suoi vini, a
testimonianza di una terra ricca di storia e di cultura.
La
sua poetica spesso legata alla convivialità denota il legame e
l’importanza della bevanda degli dei con gli uomini e la natura.
Greci, Arabi, Bizantini, Normanni ed altri popoli hanno contaminato questi luoghi con usi e culture.
Federico
II di Svevia,definito lo Stupor Mundi, edifica castelli e residenze nel
Vulture, importanti politicamente ma anche luoghi di convivio e studi.
Troviamo
precisi riferimenti della caccia con i rapaci nella sua opera“De arte
venandi cum avibus” (arte di cacciare con gli uccelli).
Cacciagione,
pietanze locali e vino sono sempre presenti nei banchetti medievali, il
vino rosso che è certamente l’Aglianico del Vulture viene spesso citato
nei documenti dell’epoca.
Intrecci di popoli e creatività hanno dato
alla luce in questa terra vitigni dalle straordinarie caratteristiche:
l’Aglianico del Vulture, il Pinot Nero e Malvasia Bianca di Basilicata,
varietà da sempre coltivate nel Vulture.
Abbiamo sempre associato il
Pinot Nero ad aree del nord, oggi possiamo dire che molto probabilmente
il percorso di questo vitigno sia partito proprio dalla Basilicata per
ripopolare vaste aree europee.
Terra anche di vini bianchi, la
Malvasia, la cui provenienza è greca si è ben acclimatata e radicata nel
Vulture, ne troviamo una singolare traccia nella vigna che Leonardo da
Vinci piantò a Milano nella Casa degli Atellani.